Step.04 Standardizzare nella mitologia: kalokagathia

Questo post nasce con il proposito di cercare, all'interno della mitologia classica o moderna, dei riferimenti alla standardizzazione, ma ho deciso di andare a concentrarmi, invece, su un aspetto proprio della mitologia greca, ossia il concetto del kalokagathia. Questa parola deriva dalla perifrasi greca kalos kai agathos, cioè "bello e buono". Questa frase rappresentava il modello standardizzato dell'eroe greco, infatti nella cultura classica le qualità morali equivalevano sempre a delle qualità estetiche.
Tersite, parte 3: dalla parte di Tersite – Tersite
Proprio per questo è particolare la figura di Tersite, uno degli Achei che nell'Iliade combatte per la conquista di Troia. Al contrario di Achille e Agamennone, che rientrano perfettamente nel canone, Tersite, essendo di aspetto sgradevole, per diretta conseguenza mancava di tutte le virtù proprie di un eroe. Lo stesso nome significa "sfrontato" e Omero nel II canto lo descrive come brutto, deforme, repellente, "parlator petulante", "di scurrili indigeste dicerie pieno il cerebro" (Il. II, vv. 274-278). 
L'episodio più emblematico su Tersite lo vede interrompere lo stesso Agamennone (suo re) durante un discorso alle truppe, accusandolo di avarizia ed egoismo ed invitando le truppe a disertare; verrà poi scacciato da Ulisse e ridicolizzato di fronte alla folla (punizione non di poco conto in una società come quella greca definita società della vergogna).
In realtà le stesse accuse erano già state mosse all'interno del poema da parte di Achille, il quale apostrofò il re con insulti anche peggiori: "Anime invereconda, anima avara" (Il. I, v. 199), "svergognata" "brutal ceffo" (Il. I, vv. 210 e 212). Anzi, l'avrebbe anche ucciso se non fosse stato fermato da Atena. A far la differenza tra i due è che Achille, eroe bello e virtuoso, ha il diritto di essere ascoltato, mentre Teriste, anti-eroe fuori dallo standard riconosciuto, non è degno di considerazione e viene deriso e ridicolizzato. E' infatti l'unico eroe omerico privo di epiteti gloriosi.

Step.02 La leggenda della famiglia Standard

Si narra che, durante la Seconda rivoluzione industriale, vivesse nella periferia di Londra una famiglia ricca oltre ogni misura, più ricca ancora del Re Guglielmo IV stesso, stando alle voci popolari. 
Non avranno avuto sangue blu nelle vene o i gioielli della Regina, ma sicuramente vantava un passato onorevole. La famiglia Standard, questo era il suo nome, operava da sempre nel campo tessile, e dire da sempre non è un'esagerazione. Si dice che il capostipite fu l'uomo che per primo inventò la scarpa nel 9000 a.c., fu uno Standard anche ad insegnare ai fenici come estrarre la porpora dai molluschi marini, fu Rosemary Standard ad inventare il corsetto nel 1493 e fu Alfred Standard ad inventare il cappello a cilindro nel 1689.
Pertanto la famiglia Standard si era creata negli anni una reputazione più che autorevole, costruendo in giro per l'Inghilterra un consistente numero di fabbriche, ma a rendere unica questa famiglia era la precisione che il suo marchio garantiva: ogni Standard era il più rigido e severo dei capi, sotto la loro supervisione ogni fase della costruzione era strettamente consona alle norme che si erano imposti. Non vi era bottone che non fosse perfettamente in asse, non una calza più lunga di un millimetro e i tessuti avevano la stessa precisione dei reticoli cristallini dei diamanti. 
All'entrata delle loro fabbriche si poteva sempre leggere lo slogan "Enter and follow the Standards' rules, or do not enter at all", ed è con questa frase che divennero parte del linguaggio comune, la gente usava ripetere "follow the Standards" ogni qual volta si voleva mantenere un preciso livello di qualità.
Il cognome morì nel 1850, quando Jean Standard investì tutti i soldi della famiglia in un nuovo tessuto che riteneva rivoluzionario, in realtà il Denim (questo il nome del tessuto) fu il flop che fece andare la famiglia in bancarotta, ma la parola standard sopravvisse nel tempo.

Step.01 Bis Traduzioni e origine della parola

La parola Standard, nascendo prima di tutto nell'ambito economico, si è diffusa nelle varie lingue come termine con un preciso significato e di uso internazionale. L'economia è di fatto la prima disciplina che ha creato un linguaggio proprio e comune in occidente, ciò ha portato la parola ad essere assorbita senza mutamenti dalle varie lingue. A cambiare è invece la declinazione a verbo del sostantivo, di seguito alcuni esempi:


  • Italiano: Standardizzare
  • Inglese : To standardize
  • Francese : Standardiser
  • Spagnolo : Estandarizar
  • Portoghese : Normalizar 
  • Tedesco : Standardisieren
  • Olandese : Te standaardiseren
  • Polacco : Standaryzacji
  • Romeno : Standardiza

Si nota che il portoghese è l'unica delle lingue analizzate a non avere un verbo che derivi da standard, usando il corrispettivo di normalizzare. L'olandese ha invece la peculiarità di aggiungere una vocale a standaard.

Come avevo accennato nell'ultimo post, la parola standard inglese deriva dal francese antico estendard, che significava stendardo, con  il preciso uso di vessillo attaccato ad un asta che fungeva da insegna per gli eserciti. Cercando più a fondo si scopre che l'origine è latina, da EXTENDERE, distendere (le insegne). 
Purtroppo la parola standard ha un bassissimo valore poetico sia per il suono che per il significato stesso, a ciò è dovuto il fatto che non sia quasi mai usata in opere letterarie, fatta eccezione per qualche uso saggi, come fece Benedetto Croce: 
"Ciò che si può domandare e fare è che nel  giudizio  della  poesia  e  dell’arte  non  si  dimentichi  mai  l’al­to  ‘standard’  che  a  questa  spetta".
Si può però ritrovare anche utilizzata da alcuni autori più moderni, caratterizzati da lessico meno classicista e più pratico, quali Montale che scriveva:
  "Uno  standard alimentare  che  può  far  rabbrividire  un  latino"
o Fenoglio:
"Quello  fu  forse  l’unico  caso  in  tutta  la guerra  in  cui  le  due  parti  si  uniformarono  a  un  certo  standard di cavalleria".


Fonti:


Step.01 Etimologia e significato

Il verbo standardizzare presenta sul dizionario Treccani la seguente  definizione: (http://www.treccani.it/enciclopedia/standard per la definizione completa)
standardiżżare v. tr. [der. di standard; ingl. (tostandardize]. – 1. Conformare a uno standard, a un tipo o modello considerato normale e generalmente valido 2. estens. e fig. Rendere uniforme, conforme a un unico tipo, eliminando ogni tratto distintivo e carattere individuale, e quindi livellando e spersonalizzando.
Si nota da subito una netta divisione in due campi semantici, uno, quello più tipico, tecnico, nella sua moltitudine di sotto-divisioni (chimico,economico,analitico ecc...), ed un secondo più ideologico e figurato, che concerne la standardizzazione del pensiero visto dal punto di vista sociale e antropologico. Il blog si proporrà di analizzare parallelamente entrambe le facce del verbo. Per comprenderlo meglio ancora possiamo di seguito leggere la definizione del sostantivo standard da cui deriva: (http://www.treccani.it/vocabolario/standard per la definizione completa)
stàndard s. m. [dall’ingl. standard ⟨ständëd⟩, che è dal fr. ant. estendart «stendardo»]. – 1. Livello, grado, tenore normale.2. Modello, tipo, norma cui si devono uniformare, o a cui sono conformi, tutti i prodotti e i procedimenti, tutte le attività e le prestazioni, di una stessa serie 3. Con funzione di agg., o di apposizione, equivale per lo più a «tipico», riferito a ciò che si considera o si stabilisce come normale.
Si scopre innanzitutto che, contrariamente a quanto l'intuito suggerisce, il sostantivo deriva originariamente dal francese antico estendart , stendardo. In Inghilterra a partire dal 1154 si comincia ad utilizzare standard con un significato originario di stendardo, insegna. Solamente dal 1429 comincia ad assumere il valore attuale. Il termine entra ufficialmente nel suo primo dizionario italiano nel 1892, seppur criticato e a lungo messo in discussione per la sua forma non adattata (molti linguisti italiani puristi proposero di sostituirlo con il sintagma italiano del sostantivo stàndaro o di ricorrere alla parola norma). 


Fonti








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